Anna, 968 grammi e la forza di un leone (sarà che per una volta il segno zodiacale voglia dire qualcosa?). La nostra storia inizia nel maggio 2011, intorno al quinto mese di gravidanza, con la morfologica, la bambina è un po’ più piccola di quanto si prevede per l’età gestazionale, si consiglia di seguire la cosa con controlli eco più frequenti; così facciamo ed il ritardo di crescita aumenta. Nessuno si pronuncia sul perché. Siamo seguiti da due centri ginecologici, oltre che dalla nostra ginecologa di fiducia. Veniamo indirizzati all’Ospedale del Cuore di Massa per un eco Cardio fetale e lì arriva la sentenza: “Signora, questo cuoricino ha qualcosa che non va, si chiama Tetralogia di Fallot, queste sono le caratteristiche di tale cardiopatia e si può correggere”. Sembrerà strano, ma, saputo questo mi sentivo quasi sollevata, la mia bimba non cresceva e sapevo la causa, si poteva affrontare. La dottoressa stessa ci sottolinea come il ritardo dì crescita non sia generalmente associato alla cardiopatia congenita in utero, pertanto ipotizza possa essere associata ad una sindrome genetica e richiede all’istante analisi specifiche. Pensavo di morire, e forse sul momento lo speravo pure. E vai con una seconda amniocentesi, tra l’altro tardiva, con la speranza di escludere un paio di sindromi genetiche e consapevole che ne esistono circa 2000! Mi sentivo in un imbuto, non volevo più uscire di casa, speravo mi cadesse in testa qualcosa per porre fine a quel disastroso stato di impotenza, ma Anna scalciava, si muoveva di continuo, era super vitale e non mi capacitavo come tutto questo potesse essere tanto complicato. Mio marito prese tre settimane di aspettativa per non lasciarmi da sola, fece di tutto per convincermi a ritrovare la voglia di vivere. La mia mamma, che in seguito se ne sarebbe andata per una brutta malattia, trovò la forza di mettere da parte il suo dolore per quella situazione così imprevista. Iniziò, infatti, a trascinarmi in varie attività per evitare che passassi tutto il tempo ad affliggermi sul divano, cercando di trasferirmi un po’ di speranza. Portare avanti la gravidanza in questo modo era un incubo, ma la natura provvede: il 9 agosto 2011, finalmente, anche la mia placenta decide di fare i capricci e vengo ricoverata in osservazione. Il giorno successivo il tracciato mette tutti in allarme, cesareo d’urgenza: ore 12.16 nasce Anna e l’incubo di un percorso fatto di incognite, dubbi ed angosce finisce. 32 settimane di gestazione, 968 grammi di peso, Tetralogia di Fallot con stenosi della valvola polmonare, sospetta Aplasia Cutis (praticamente un buco in testa dovuto alla prematurità), sospetta sindrome genetica. Ma Anna respira da sola, cresce a vista d’occhio e gli eventuali dismorfismi attesi dai medici non si manifestano, l’ipotesi sindrome si allontana. Anna scorrazza dentro l’incubatrice e neanche le infermiere si spiegano dove trovi tanta forza, la trovano spesso spiaccicata vicino allo sportello. La saturazione, come previsto, tende a peggiorare e dopo due mesi veniamo trasferiti a Massa in osservazione. Che si fa? Uno shunt o si attende? Anna è uno scricciolo, non si può effettuare la correzione, occorre un peso di almeno cinque chili e lei ne pesa poco più di due. La strada è lunga, ma le sue saturazioni oscillano tra 70 ed 80, cresce bene e quindi si può attendere, niente shunt ed il tre Novembre arriviamo a casa. TUTTI finalmente insieme: noi, Anna ed il nostro cagnolino Tobia, che nel frattempo si è sniffato quotidianamente i pannolini di Anna che gli ho propinato per tre mesi nel tentativo di abituarlo alla sua futura presenza. La vita scorre, ci godiamo ogni attimo, impariamo a convivere con tutte le attività tipiche dei genitori di un neonato. Anna sta bene, a parte qualche crisi di cianosi, mai grave, e finalmente si arriva, controllo dopo controllo, al peso atteso; fortunatamente perché non si può più neanche aspettare, la stenosi è quasi totale. Si entra in sala operatoria il due Aprile 2012, circa sette ore di sala operatoria, con un postoperatorio da brivido. Dieci giorni di totale sospensione, su una barca in mezzo al mare senza vedere la riva di approdo, come ci ripete ogni giorno il rianimatore! Ma Anna supera anche questo ed il 19 Aprile siamo a casa. In estate andiamo in montagna, arriviamo a 2000 metri. A Settembre inizia il Nido e via a riprendersi tutto ciò che era stato negato, fino a Novembre 2014: una stenosi sotto-infundibolare richiede un secondo intervento a cuore aperto, che questa volta fila via liscio in una settimana. Sappiamo che il nostro percorso non è finito, la valvola polmonare di fatto non esiste più, andrà probabilmente sostituita, ma siamo qui a raccontarlo e questo è il traguardo più grande. A Settembre inizierà la scuola, anche questo difficilmente ipotizzabile all’inizio e ci siamo potuti concedere anche un po’ di sci. Ho pensato tante volte di scrivere la storia di Anna, adesso ci sono riuscita. Voglio rileggerla ogni volta che mi sento triste per ritrovare un po’ di quella forza che lei ha dimostrato di avere e grazie alla quale anche noi siamo riusciti ad affrontare tutto!

Condividi questo post
