Ti abbiamo dato il nome di una farfalla: Vanessa. La vita invece ti ha fatto tirar fuori gli artigli e ti ha trasformato in una guerriera.
Prima di te non sapevamo neanche cosa fosse una cardiopatia, abbiamo dovuto scoprire durante l’ecografia morfologica che ci sono cardiopatie da cui non si può guarire mai, bambini che vivono con un cuore “diverso”, e tu saresti stata uno di questi bambini speciali, non ancora nata sapevamo già che ti attendevano diversi interventi al cuore e lo spettro futuro di un trapianto. Per fortuna sulla nostra strada abbiamo trovato medici stupendi che hanno reso il tutto un po’ meno nero, ma non si possono spiegare i dubbi e le paure di quegli ultimi mesi di gravidanza.
Poi sei nata e la paura è passata, una bambina che diventava ogni giorno più bella e che stava meglio del previsto. E da quel momento le emozioni hanno cominciato ad andare su e giù come un’ altalena: paura, felicità, tristezza, gioia, sconforto, speranza.
La prima volta che ti ho lasciato in sala operatoria eri così piccola: 2 mesi e 4,5 kg. Ti sei risvegliata due giorni dopo e ricordo il tuo sguardo perso nel vuoto, tu che mi guardavi e i tuoi occhi che passavano oltre senza riconoscermi. E poi la gioia infinita quando il giorno dopo mi hai riconosciuta e mi hai sorriso.
A sette mesi il secondo intervento. Ricordo il tuo terrore quando sentivi i passi di medici e infermieri entrare nella tua stanzetta in terapia intensiva, fissavi la persona che entrava e se si avvicinava a più di mezzo metro da te piangevi disperata. Ancora oggi a due anni e mezzo piangi quando qualcuno ti tocca senza permesso. Ma ricordo anche la mia gioia quando riconoscevi i miei passi che non facevano il rumore degli altri, ma frusciavano per le sovrascarpe, allora stavi tranquilla e mi aspettavi. E quando poi sei tornata in reparto con me hai ricominciato a sorridere e il sole è tornato a splendere.
Ora che ti guardo provo orgoglio per le grandi battaglie che hai già saputo vincere da sola, un po’ di paura pensando al futuro e al prossimo intervento a cui mancano “solo” un paio d’anni, ma soprattutto infinita felicità, perché nonostante le cicatrici, le medicine, le labbra blu, il fiatone che ti viene dopo mezza corsa tu sei la bambina più felice del mondo. Perché l’importante non è la salute, ma la felicità.
E la vita spesso riserva belle sorprese e due anni esatti dopo il tuo primo intervento, alla stessa ora in cui tu entravi in sala operatoria, è nato Matteo. Ed è un’emozione che non si può spiegare. Vorrei che tu imparassi, se non lo avessi già imparato, che nella vita non ci saranno mai tanta paura o tristezza da non lasciare spazio alle emozioni belle.