La foto di copertina è generica
Avevo 24 anni e come dono inaspettato scoprii di essere incinta. Nonostante le difficoltà economiche eravamo super felici di mettere al mondo un piccolo/a da amare per la vita!
lI giorno dell’ecografia del bi-test io e mio marito eravamo emozionatissimi perché finalmente avremmo visto una delle prime immagini del frutto del nostro amore, mai avremmo immaginato che da quel momento tutto avrebbe preso un’altra piega.
La dottoressa ci disse che la traslucenza era al limite e che poteva essere il campanello di allarme di una cardiopatia.
“Cardiopatia” una parola conosciuta, ma tanto sconosciuta in quel momento. Sotto consiglio alla 20° settimana facemmo un’ecocardio fetale, e mentre noi, poco informati ed ingenui, speravamo di sapere anche qualcosa sul sesso, la cardiologa ci comunicava che la nostra bambina aveva una cardiopatia congenita, una trasposizione dei grossi vasi. Dopo quelle parole persi completamente l’attenzione, captai soltanto le parole intervento e che se la dottoressa avesse dovuto scegliere con quale cardiopatia nascere avrebbe scelto quella.
Uscimmo dalla stanza piangendo senza sapere che fare, avvertimmo i nostri genitori, ma dando loro poche spiegazioni, perché noi per primi avevamo capito poco! Parlammo il giorno stesso con il cardiochirurgo che ci spiegò che avrebbero fatto un intervento che si chiama switch e che una volta invertite l’arteria e l’aorta avrebbe fatto una vita normalissima!
Ancora sconvolti, ma incoraggiati dai medici che ci seguivano, iniziammo tutti i controlli del caso, le parole che ci sentivamo ripetere continuamente erano: “L’ importante è che nasca a termine di minimo 3 kg”, direte voi, che ci vuole! Ci vuole, perché all’ultimo controllo ecografico delle 30 settimane, nell’ospedale della mia città, mi dissero che la mia scricciolina era ferma con la crescita da ben 3 settimane! Prendemmo contatti con l’ospedale del cuore di Massa, dove già sapevo che Maylea sarebbe nata, e da lì ci mandarono il giorno seguente a Pisa ad eseguire un’ecografia di secondo livello, da lì fui subito inviata a Massa per il ricovero!
Non sapevo quanto sarei riuscita a tenere al sicuro nel mio grembo la mia piccolina, ma viste le parole del cardiochirurgo, speravo il più possibile! Dopo soli 3 giorni di ricovero la mia placenta smise definitivamente di funzionare, e visto che la bimba stava andando in sofferenza fetale optarono per un cesareo di urgenza alla 31+6 settimane! Mentre mi preparavano per il cesareo piangevo disperata sapendo che forse non avrei mai portato a casa quella bimba già tanto amata e sudata!
Scendemmo in sala operatoria, e dopo 20 minuti sentii il più bel pianto della mia vita, non la vidi neanche un secondo, la portarono subito via per darle subito le prime cure! Maylea era nata, non potevamo ancora crederci, era uno scricciolino di appena 1,285 kg con un cuoricino difettoso!
I medici in terapia intensiva, quando mio marito andò a vederla, gli dissero che era tutto un’incognita, perché era minuscola, non sapevano nemmeno se avrebbe superato la notte! Mio marito mi risparmiò quelle ultime parole! Il giorno successivo andai a vederla per la prima volta, era minuscola ma perfetta! Passarono i giorni e la frase giornaliera quando parlavamo con i dottori era: “Per ora è stabile”. Quelle parole per noi erano diventate come un “va tutto bene”.
Aspettarono di farla crescere un pochino, ma dopo un mese al peso di 1,450 kg fu operata! A quel peso il rischio era triplicato e le possibili complicazioni erano infinite. Facemmo finta di non aver sentito tutti i problemi che sarebbero potuti insorgere, anche perché purtroppo non avevamo nessun super potere per evitarli! Ci affidammo al primario di cardiochirurgia pediatrica il dottor Murzi, che ringrazierò per tutta la mia vita e mai abbastanza, e a Dio. Dopo dopo quasi 8 ore uscì il dottor Murzi dalla sala operatoria: ci comunicò che la nostra principessa aveva superato l’intervento e che era andato bene, ma che ora il lavoro difficile era per la terapia intensiva. La vedemmo due ore dopo, la sua saturazione era a 100!!! Un miraggio! Con l’incredulita di tutti fece un post operatorio in terapia senza intoppi e 20 giorni dopo la passarono in degenza, dove per la prima volta la potemmo prendere in braccio. In quel momento avevo tutto il mondo tra le braccia, fummo dimessi 20 giorni dopo a causa di una piccola trombosi nella vena cava. Portammo via Maylea al peso di 2,230 kg, eravamo al settimo cielo, impazienti di iniziare quella tanto sognata routine che i genitori di bimbi sani hanno dopo 3 giorni!
Maylea è stato il primo caso riuscito in Italia di trasposizione dei grossi vasi su neonato di 1,285 kg. Oggi ha quasi 5 anni è solare, allegra e vivacissima, è il nostro grandissimo miracolo, nato con il cuoricino piccolo come una mandorla, ma con la forza di un gigante.